Come si calcola l'effetto di una riforma fiscale?

Il calcolatore fiscale che trovi su questa pagina ti permette di scoprire:

  1. quanto ti costerà o quanto ti farà risparmiare una riforma fiscale (patrimoniale), in base alla soglia di esenzione e alle aliquote fiscali vigenti.
  2. quanto dovranno pagare in più o in meno gli altri, in base al loro patrimonio.
  3. quali conseguenze avrà la riforma sul gettito dello Stato.

Prima di spiegare il funzionamento del calcolatore, è utile dire qualcosa sul modo in cui gli economisti pensano alle conseguenze di una riforma fiscale e sul concetto di aliquote ottimali. Una riforma che modifica le aliquote fiscali può avere conseguenze diverse, dovute ai diversi meccanismi che entrano in gioco:

  1. per via di un semplice effetto meccanico, tutti i contribuenti dovranno pagare più o meno tasse rispetto a quelle che pagavano prima della riforma, di conseguenza il gettito per lo Stato potrà aumentare o diminuire. (“Effetti meccanici”)
  2. la riforma potrebbe indurre gli individui a modificare i propri comportamenti. Ad esempio, la propensione al risparmio potrebbe aumentare o diminuire. Per “risparmio” si intende quella parte di moneta liquida che, invece di venire spesa in consumi, viene investita in conti correnti, immobili, azioni, fondi di investimento, ecc. Inoltre, alcune persone potrebbero reagire anche aumentando la propria propensione a evadere il fisco. Queste reazioni individuali possono avere effetti su (a) il gettito fiscale, (b) i comportamenti degli stessi individui che modificano il proprio comportamento e (c) in modo indiretto su terzi. (“Effetti comportamentali”)
  3. cambiamenti nei comportamenti individuali possono avere effetti anche sui prezzi e sui tassi di interesse. Da questi aggiustamenti qualcuno avrà da guadagnare, mentre altri avranno da perdere. (“Effetti di prezzo”)

Come fa il calcolatore fiscale a tenere conto di questi effetti?

1. Effetti meccanici

Tra tutte, questa è la parte più semplice da calcolare - ma anche la più importante. Per farlo usiamo le informazioni sulla distribuzione del reddito fornite dalla Eurosystem Household Finance and Consumption Survey (HFCS).

2. Effetti comportamentali:

a) ... sulle entrate pubbliche

Quando gli individui modificano la propria propensione a risparmiare o a evadere il fisco, le entrate pubbliche effettive potrebbero rivelarsi inferiori alle attese – se queste si basano sul semplice calcolo meccanico ,ipotizzando che la ricchezza dichiarata al fisco diminuisca. Il calcolo dell’entità dell’effetto comportamentale rappresenta un problema empirico di difficile soluzione. È tuttavia noto che tra gli effetti comportamentali, quelli più rilevanti sono dati dall’aumento dell’evasione e dell’elusione fiscale, mentre la diminuzione del risparmio incide in misura relativamente minore. La gran parte degli studi empirici su questo tema, infatti, arriva a concludere che i rendimenti (tassi di interesse netti, reddito da affitti, guadagni in conto capitale da azioni) abbiano effetti scarsi o nulli sulla propensione al risparmio.1
I calcoli fatti da questo sito si basano sull’ipotesi che gli aumenti effettivi delle entrate pubbliche risultino essere circa il 15% in meno rispetto alle stime del calcolo meccanico, dove questo effetto è dovuto principalmente all'aumento dell'evasione. Questo dato offre probabilmente una stima per eccesso degli effetti comportamentali. Se la riscossione dei tributi da parte dello Stato è efficiente, la diminuzione delle entrate può risultare inferiore.

b)... Su coloro che modificano il proprio comportamento:

Se una riforma fiscale induce le persone a risparmiare meno o evadere di più, questa avrà anche delle conseguenze sulla loro situazione complessiva, che alla fine potrebbe essere migliore o peggiore rispetto a quanto suggerito dal calcolo meccanico. Chi modifica il proprio comportamento infatti, avrebbe potuto decidere diversamente (avrebbe potuto continuare a risparmiare o a evadere come prima della riforma), ma non lo ha fatto. Partendo da questo ragionamento si può dimostrare che i cambiamenti comportamentali possono essere ignorati nel calcolo degli effetti delle riforme fiscali sugli individui.

c)... Su terze persone:

Quando si parla di mercati competitivi, come i mercati finanziari negli Stati Uniti, si può dire che i guadagni generati dai rendimenti del capitale (da risparmio, immobili, azioni, ecc) vadano interamente ai proprietari del capitale. Contrariamente a quanto viene spesso affermato nel dibattito pubblico, gli unici a trarre beneficio dalla partecipazione ai mercati dei capitali sono i proprietari stessi. Questo vuol dire che le conseguenze degli effetti comportamentali non interessano direttamente altri individui.

3. Effetti su prezzi e tassi di interesse:

In linea di principio, variazioni nelle imposte sul patrimonio potrebbero indurre cambiamenti nella propensione al risparmio tali da far variare i capitali a disposizione dell'economia, e di conseguenza i tassi di interesse reali. In pratica però, gli effetti sui tassi di interesse sono molto limitati; questo principalmente per due motivi: (i) la libera circolazione dei capitali implica che gli effetti di variazioni nel risparmio interne a un paese sul capitale azionario globale siano trascurabili, e (ii) gli effetti comportamentali sui tassi di interesse (al contrario degli effetti derivanti dall’evasione fiscale) sono empiricamente molto limitati. Seguendo una pratica standard nella letteratura accademica, i nostri calcoli si basano pertanto sull’ipotesi che variazioni nelle imposte non abbiano effetti sui prezzi.

Sulla base di quanto detto sugli effetti di una riforma fiscale patrimoniale, sappiamo quanto la riforma fiscale inciderà su ogni data persona o famiglia. Per calcolare gli effetti "sull'intera economia" dobbiamo stabilire un modo per sommare questi effetti, sapendo però che le conseguenze di assegnare a qualcuno un dollaro in più o in meno sono diverse, a seconda che questo venga assegnato a una persona povera o a una ricca. In altre parole, non avrebbe senso affermare che dare 100 dollari in più a una persona che guadagna $10.000 all'anno o a una che guadagna $100.000 all’anno sia la stessa cosa. Nel sommare gli effetti appena descritti, bisogna quindi fare una scelta, assegnando pesi diversi a persone di ricchezza diversa. La scelta di questi pesi rappresenta la soluzione a un problema di giustizia distributiva su cui gli economisti non possono dire nulla di più rispetto a chiunque altro. Si tratta infatti di prendere posizione e dire chi, secondo noi, avrebbe diritto a ricevere un reddito aggiuntivo.
Tra gli economisti, il dibattito è incentrato sulla valutazione "degli effetti sul benessere sociale" di una modifica delle aliquote fiscali. Questo effetto sul benessere sociale è dato dalla somma ponderata degli effetti sui singoli individui che formano l'economia di un paese. In economia, un sistema di aliquote fiscali si dice "ottimale" se non esiste alcun cambiamento ulteriore che permetterebbe di aumentare il "benessere sociale".
Su questo sito vi mostriamo quanto avrebbero da guadagnare o da perdere persone diverse, in conseguenza di variazioni delle tasse da voi proposte. Sta poi a voi decidere come valutare queste perdite e questi guadagni.


1 Per approfondimenti riguardo alla letteratura empirica su questo tema vedere Bernheim, B. D. (2002): Taxation and saving, in: Handbook of public economics, 3 and Attanasio, O. P./Wakefield, M. (2010): The effects on consumption and saving of taxing asset returns, in: Dimensions of tax design: the Mirrlees review, in particular chapter 7.3.3.

Further Literature:

Saez, E. (2001). Using elasticities to derive optimal income tax rates. Review of Economic Studies, 68(1): 205–229

Chetty, R. (2009). Sufficient statistics for welfare analysis: A bridge between structural and reduced-form methods. Annual Review of Economics, 1(1): 451–488.

Mirrlees, J. et al. (2010, Hg.). Dimensions of tax design: the Mirrlees review. Oxford University Press.